Le recensioni della Betta sul nuovo libro di Remo Firmani

Questa volta vi parlo di un libro molto particolare, L’amore ai tempi del plotò, di Remo Firmani. Per prima cosa chiariamo il significato della parola plotò: questo è una piccola cassettina di legno o cartone, bassa, senza coperchio, usata per il trasporto di prodotti ortofrutticoli. La forma del plotò poi ricorda anche quella della costellazione dell’Orsa minore, ovvero del Piccolo carro, lasciandoci così due scelte: pensare a un amore agreste oppure a uno nato sotto le stelle. A ognuno la sua. Il libro è scritto in un linguaggio corretto e scorrevole, con una ricchezza di vocaboli che ci fa fare pace con la miseria letteraria che purtroppo oggi imperversa un po’ ovunque. Nel libro vengono affrontati vari argomenti, di cui due mi hanno colpita molto: la grande conoscenza che Remo ha della storia della musica e il racconto che viene fatto della reclusione di un deportato in un campo di concentramento. Per la prima penso che lui abbia una grande passione, che lo porta a cercare, a scoprire, a conoscere sempre più cose inerenti alla musica, per poi condividere, con molta generosità, il tutto con noi. Nel leggere il secondo argomento, invece, mi sono commossa. È vero, la storia dei deportati la conosciamo tutti, ormai non c’è nulla che non sia stato detto, ma in questo caso è come viene raccontata la storia, in un modo semplice ma diretto, che arriva direttamente alla pancia del lettore, portandolo a provare rabbia e commozione. E qui vanno fatti davvero i complimenti all’autore, perché questa capacità comunicativa non è da tutti. Ma… dove sta la particolarità di cui ho accennato poco sopra? Nel fatto che questo non è un libro, bensì due. Ora vi spiego: a capitoli alterni l’autore ci racconta due storie molto diverse fra loro, che, almeno in apparenza, non hanno niente in comune. Nella prima troviamo una ragazza Rosalia, che al termine del secondo conflitto mondiale si ritrova sola, con la madre morta e il padre disperso in guerra, a portare avanti il lavoro della terra. Seguendo le sue vicende scopriremo la bellezza del nostro Meridione, seppure devastato dai bombardamenti e pieno di macerie. Nella seconda invece incontriamo Francesco, Frank per gli amici, un camionista con la passione della musica, che, in un tempo molto più vicino a noi, si sta preparando per uno dei tanti concerti che lui e il suo gruppo sono soliti fare. Due storie diverse, che potrebbero benissimo essere la trama di due distinti libri; due protagonisti che sembrano non avere nulla in comune; due epoche diverse… Quale sarà il filo che unisce queste due realtà? Lo scopriremo solo nell’ultimo capitolo, quando Remo ci offrirà un finale inaspettato e, oserei dire, quasi romantico. Proprio così, bisogna avere pazienza e leggere tutto sino alla fine, per lasciarci stupire da qualcosa che lascerà tutti a bocca aperta. Che altro dirvi? Acquistatelo e leggetelo, fino in fondo, mi raccomando. Non ve ne pentirete.

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La nostra storia

La versione abbreviata è che sono partito circa vent'anni fa nel marketing della squadra più importante della mia regione: Pescara Calcio e alla fine mi sono ritrovato a creare una mia agenzia di marketing che ormai da qualche anno raggiunge risultati insperati all’inizio del viaggio.

In realtà c’è una versione più complessa e più profonda di tutta la storia e per spiegarvela, per raccontarvela, devo scavare nel mio passato, non solo vent’anni indietro, ma molto di più, fino alla mia nascita, o forse prima? Alle mie origini. In realtà quando si cerca una motivazione forte non ci si può fermare alle apparenze o a qualche desiderio nato in tarda età. Siamo l’insieme delle scelte, dei passi compiuti, delle persone frequentate e soprattutto di chi ci ha permesso di crescere.

La storia di Firmà parte con la descrizione di chi mi ha influenzato più e prima di chiunque altro: la mia famiglia. I miei genitori, i miei fratelli e sorella. Mio padre è sempre stato tanto devoto al suo lavoro, e a far crescere la sua famiglia, quanto poco incline al dialogo ed alla comunicazione. In questo si possono rivedere molte delle figure maschili del nostro Abruzzo, che ci hanno regalato il pay off (non me ne vogliano coloro che non sopportano i termini anglofoni) forte e gentile. Gentile un paio di palle, ma non andiamo off topic.

Dato che ritengo di avere un profondo spirito d’osservazione, capii con il tempo che tutti i problemi d’incomprensione, tensione e quant’altro all’interno di qualsiasi organizzazione, che sia la famiglia, l’azienda, una squadra di calcio e via dicendo, erano frutto di mancanza di comunicazione corretta.

Non volendo ripetere gli stessi errori di mio padre (che comunque ho sempre ringraziato e sempre ringrazierò per tutto) decisi, in età avanzata di studiare libri sulla comunicazione, sulla pnl e sul marketing.

Quando gli errori di comunicazione arrivavano al punto di rottura, chi si occupava di ricucire i rapporti era sempre mia madre, che oltre ad essere una cuoca straordinaria, era anche un’eccellente sarta e forse per questo il rinsaldare rapporti e ricucire strappi anche in senso lato era ed è nel suo DNA.

Se inizialmente i miei studi hanno preso una piega contabile, lo devo ai miei fratelli maggiori che sono entrambi diplomati in ragioneria e laureati in economia e commercio ed anche io che ho seguito pedissequamente le loro orme. Ad un certo punto però, è emersa la vena artistica di mia sorella e dal mix è uscito un marketing manager che vuole sempre aggiornarsi leggendo libri dei massimi esponenti del marketing, che è sempre attento al controllo degli indici di bilancio e che mette la propria creatività e quella del proprio team, a servizio costante della crescita dei propri clienti.

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