C’era una volta il racconto, oggi c’è lo Storytelling

C’era una volta il racconto, oggi c’è lo Storytelling

Set 10, 2019 | Marketing

L’arte del raccontare, del narrare; secondo il vocabolario della Treccani essa è intesa come: “Riferire fatti o parole […] talora anche usato per narrazioni di carattere letterario, sempre tuttavia fatte con tono familiare.”

Cosa c’è di particolare in questa definizione? Il concetto di familiare, l’aspetto che rende il racconto coinvolgente, interessante e stimolante.

Se qualcuno ci racconta, ci narra un episodio ciò che ci colpisce è sicuramente il tono con cui spiega l’accaduto, il linguaggio e le emozioni che ci trasmette anche gesticolando.

Così facendo ci sembrerà di vivere quella storia, di essere stati lì in quel momento; così facendo dunque la nostra mente elabora le parole e le trasforma in immagini, gesti. Insomma, diventa tutto reale.

Un’arte, quella del raccontare, che l’era della Rete non ha gettato nel cestino anzi, ne ha rafforzato l’importanza e trasportato anche all’interno delle aziende attraverso quella forma di comunicazione che tutti conoscono come Storytelling.

Ma conoscono davvero tutti lo Storytelling? Perché raccontare i “fatti nostri”, le nostre storie e semplice: siamo noi i protagonisti di esse… Ma se bisogna raccontare la storia di un brand aziendale, è davvero così facile?

La risposta è no, non lo è. In primo luogo perché il web è saturo di contenuti, storie, racconti, notizie e chi più ne ha più ne metta; inoltre ogni azienda ha una sua identità, ogni brand ha prodotti diverse da presentare alla propria clientela. Tutto questo già di per sé diversifica lo Storytelling nella scrittura dei testi e nel modo di scrivere le storie.

Riguardo al primo aspetto la domanda sorge spontanea: come si fa non essere assorbiti dalla giungla dei contenuti online? In due modi: essendo originali e coinvolgenti attraverso una perfetta conoscenza del target di riferimento; in secondo luogo essere costantemente aggiornati e informati su un mondo in continua evoluzione come quello della Rete.

Essenziale quindi l’utilizzo dei diversi canali di comunicazione che il web mette a disposizione dai social network ai siti web; per quanto riguarda i primi sappiamo essere tanti ed è per questo utile conoscere almeno i principali (Facebook, Twitter, Youtube, Instagram) tra l’azienda sceglie il migliore quale forma di comunicazione.

Non è semplice mettere insieme tutto questo, vero? Certo è che, tornando all’incipit del nostro articolo, l’essere familiari aiuta a farsi conoscere, a trasmettere emozioni. Il pubblico non vuole aridità e freddezza nei contenuti che legge, bensì cerca se stesso, vuole ritrovare quelle che sono le sue esperienze quotidiane; vuole sentirsi parte della storia e viverla in prima persona.

Un processo emotivo ed emozionale che, per il brand, genera interazione, coinvolgimento e partecipazione: tutti frammenti che portano all’atto finale del puzzle cioè la vendita del prodotto oppure di conoscenza del prodotto stesso se l’azienda è appena nata.

Raccontare, narrare, storytellare: un percorso necessario per ogni brand che vuole avere successo attraverso il coinvolgimento degli utenti in modo attivo e diretto.

 

Francesca Di Giuseppe

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La nostra storia

La versione abbreviata è che sono partito circa vent'anni fa nel marketing della squadra più importante della mia regione: Pescara Calcio e alla fine mi sono ritrovato a creare una mia agenzia di marketing che ormai da qualche anno raggiunge risultati insperati all’inizio del viaggio.

In realtà c’è una versione più complessa e più profonda di tutta la storia e per spiegarvela, per raccontarvela, devo scavare nel mio passato, non solo vent’anni indietro, ma molto di più, fino alla mia nascita, o forse prima? Alle mie origini. In realtà quando si cerca una motivazione forte non ci si può fermare alle apparenze o a qualche desiderio nato in tarda età. Siamo l’insieme delle scelte, dei passi compiuti, delle persone frequentate e soprattutto di chi ci ha permesso di crescere.

La storia di Firmà parte con la descrizione di chi mi ha influenzato più e prima di chiunque altro: la mia famiglia. I miei genitori, i miei fratelli e sorella. Mio padre è sempre stato tanto devoto al suo lavoro, e a far crescere la sua famiglia, quanto poco incline al dialogo ed alla comunicazione. In questo si possono rivedere molte delle figure maschili del nostro Abruzzo, che ci hanno regalato il pay off (non me ne vogliano coloro che non sopportano i termini anglofoni) forte e gentile. Gentile un paio di palle, ma non andiamo off topic.

Dato che ritengo di avere un profondo spirito d’osservazione, capii con il tempo che tutti i problemi d’incomprensione, tensione e quant’altro all’interno di qualsiasi organizzazione, che sia la famiglia, l’azienda, una squadra di calcio e via dicendo, erano frutto di mancanza di comunicazione corretta.

Non volendo ripetere gli stessi errori di mio padre (che comunque ho sempre ringraziato e sempre ringrazierò per tutto) decisi, in età avanzata di studiare libri sulla comunicazione, sulla pnl e sul marketing.

Quando gli errori di comunicazione arrivavano al punto di rottura, chi si occupava di ricucire i rapporti era sempre mia madre, che oltre ad essere una cuoca straordinaria, era anche un’eccellente sarta e forse per questo il rinsaldare rapporti e ricucire strappi anche in senso lato era ed è nel suo DNA.

Se inizialmente i miei studi hanno preso una piega contabile, lo devo ai miei fratelli maggiori che sono entrambi diplomati in ragioneria e laureati in economia e commercio ed anche io che ho seguito pedissequamente le loro orme. Ad un certo punto però, è emersa la vena artistica di mia sorella e dal mix è uscito un marketing manager che vuole sempre aggiornarsi leggendo libri dei massimi esponenti del marketing, che è sempre attento al controllo degli indici di bilancio e che mette la propria creatività e quella del proprio team, a servizio costante della crescita dei propri clienti.

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