L’azienda fai da te

È l’epoca del “distanziamento sociale”, che non è iniziato con il Covid-19, ma con il proliferare degli smartphone. Ognuno guarda il proprio e si connette con persone distanti fisicamente.

Nell’era covid avrebbero dovuto parlare di distanziamento fisico, ch’era quello che sarebbe servito a salvarci dal contagio, ma come spesso accade da chi è preposto a fornire notizie, crea delle etichette che involontariamente o scientemente, forniscono una visione distorta della realtà.

È l’epoca del fai da te. Un tempo i nostri nonni ed anche i nostri genitori, facevano una professione, la facevano da piccoli e per tutta la vita. Non sappiamo quanti di loro si siano mai chiesti se amassero davvero ciò che facevano, ma lo facevano con amore. Non sappiamo a quanti di loro piacesse quello che facevano, ma lo facevano con piacere, perché anche per coloro che non avevano particolari capacità e talento nel proprio lavoro, sicuramente erano coscienti che da quello che facevano avrebbero tratto sostentamento per la loro vita e quella dei propri figli ed era abbastanza. Svolgendo un’unica professione per tutta la loro vita, sicuramente acquisivano delle capacità che oltre a permettere loro di svolgere il lavoro con perizia e celerità, consentiva di trasmettere fiducia e sicurezza.

Sono figlio di un impiegato delle poste e di una casalinga, e sono nato in un mondo in cui c’erano poche certezze, anzi forse c’erano poche fantasie e molte certezze. Tra queste certezze sicuramente mi viene da menzionare la dedizione che i miei hanno dedicato al lavoro. Il lavoro inteso come servizio per il prossimo e forma di sostentamento, ma non di arricchimento personale. O meglio l’arricchimento che se ne traeva era quello della propria persona. Ma sinceramente non credo che loro pensassero a queste cose. Quello a cui hanno sempre pensato era, lavorare e crescere i figli.

Il fatto che mio padre oltre a lavorare alle poste, lavorasse la terra e riparasse qualsiasi forma di guasto elettrico e idraulico si verificasse in casa, e qualsiasi guasto meccanico della propria macchina rientrano in un fai da te dettato dalla necessità. Ma era frutto di un ragionamento logico che io cercavo di scrutare nel mentre si apprestava a riparare qualsiasi cosa. A quel tempo pensavo che lui sapesse aggiustare qualsiasi cosa e che fosse normale così, ma oggi ripensando a quei momenti, mi rendo conto che lui osservava il pezzo da riparare come se aspettasse un suggerimento da quest’ultimo, pensava e pensava e poi provava una soluzione. La maggior parte delle volte era la prima soluzione quella giusta. Altre volte arrivava dopo alcuni tentativi. Ma vi assicuro che i rubinetti non perdevano più, il water funzionava come un violino, l’impianto elettrico idem e lo stesso per le sue macchine, moto o bici.

Il fai da te di oggi è del tutto diverso.  È spesso il frutto dell’errato utilizzo delle informazioni che si trovano a bizzeffe nel mondo del web. Un’enorme quantità di informazioni è utile solo quando chi le legge, si è formato una propria cultura, nel corso degli anni. La cultura non è solo quella appresa sui libri che è importantissima, ma è anche quella che si apprende lavorando e svolgendo con la massima applicazione il proprio lavoro (anche il più “umile”). Il lavoro nobilita l’uomo, è vero, ma lo nobilita, quando è svolto cum grano salis (antica locuzione latina di Plinio il Vecchio, che in senso figurato significa: con un pizzico di buon senso). Diversamente leggere una quantità di informazioni senza avere lo spirito critico derivante da una propria cultura equivale a diventare una bandieruola che sventola in tutte le direzioni.

È esattamente quello che capita quando la maggior parte delle aziende, pensa di avere delle conoscenze di Marketing apprese in qualche webinar (che oggi vanno molto di moda) oppure leggendo qualche libro che con dei titoli ad effetto (riempiono gli scaffali delle librerie). Il Marketing è esattamente l’arte di pianificare ed eseguire le attività di ideazione, attribuzione di prezzo, produzione e distribuzione di idee, prodotti e servizi, allo scopo di generare scambi che soddisfino i bisogni di individui ed organizzazioni (cit. A.M.A.). Pensare di essere capaci di realizzare quanto sopra descritto, solo perché si leggono dei libri o si partecipa a dei corsi, è come pensare di guidare la Ferrari solo perché si è in possesso di patente.

Pensare di poter risparmiare il budget da destinare al Marketing in un’azienda, con l’intendo di dedicare quelle risorse ad altri settori, oppure far si che finiscano nelle tasche dei soci è solamente l’anticamera dello squilibrio aziendale che porterà inevitabilmente al fallimento. Il fatto di dover programmare l’attività di Comunicazione, Marketing e reperimento delle risorse, fa sì che oltre a stabilire degli obiettivi importanti, ci si eserciti anche nel controllo dello stato d’avanzamento delle suddette attività. Spesso intensi periodi di lavoro, oppure periodi di crisi inaspettate come quello che abbiamo passato a causa di circostanze imprevedibili, ci ricordano che l’attività di programmazione e verifica dei risultati ottenuti, ci aiuta a seguire la rotta stabilita, o a riprenderla nel caso in cui le circostanze, ci abbiano sbattuto fuori rotta.

 

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La nostra storia

La versione abbreviata è che sono partito circa vent'anni fa nel marketing della squadra più importante della mia regione: Pescara Calcio e alla fine mi sono ritrovato a creare una mia agenzia di marketing che ormai da qualche anno raggiunge risultati insperati all’inizio del viaggio.

In realtà c’è una versione più complessa e più profonda di tutta la storia e per spiegarvela, per raccontarvela, devo scavare nel mio passato, non solo vent’anni indietro, ma molto di più, fino alla mia nascita, o forse prima? Alle mie origini. In realtà quando si cerca una motivazione forte non ci si può fermare alle apparenze o a qualche desiderio nato in tarda età. Siamo l’insieme delle scelte, dei passi compiuti, delle persone frequentate e soprattutto di chi ci ha permesso di crescere.

La storia di Firmà parte con la descrizione di chi mi ha influenzato più e prima di chiunque altro: la mia famiglia. I miei genitori, i miei fratelli e sorella. Mio padre è sempre stato tanto devoto al suo lavoro, e a far crescere la sua famiglia, quanto poco incline al dialogo ed alla comunicazione. In questo si possono rivedere molte delle figure maschili del nostro Abruzzo, che ci hanno regalato il pay off (non me ne vogliano coloro che non sopportano i termini anglofoni) forte e gentile. Gentile un paio di palle, ma non andiamo off topic.

Dato che ritengo di avere un profondo spirito d’osservazione, capii con il tempo che tutti i problemi d’incomprensione, tensione e quant’altro all’interno di qualsiasi organizzazione, che sia la famiglia, l’azienda, una squadra di calcio e via dicendo, erano frutto di mancanza di comunicazione corretta.

Non volendo ripetere gli stessi errori di mio padre (che comunque ho sempre ringraziato e sempre ringrazierò per tutto) decisi, in età avanzata di studiare libri sulla comunicazione, sulla pnl e sul marketing.

Quando gli errori di comunicazione arrivavano al punto di rottura, chi si occupava di ricucire i rapporti era sempre mia madre, che oltre ad essere una cuoca straordinaria, era anche un’eccellente sarta e forse per questo il rinsaldare rapporti e ricucire strappi anche in senso lato era ed è nel suo DNA.

Se inizialmente i miei studi hanno preso una piega contabile, lo devo ai miei fratelli maggiori che sono entrambi diplomati in ragioneria e laureati in economia e commercio ed anche io che ho seguito pedissequamente le loro orme. Ad un certo punto però, è emersa la vena artistica di mia sorella e dal mix è uscito un marketing manager che vuole sempre aggiornarsi leggendo libri dei massimi esponenti del marketing, che è sempre attento al controllo degli indici di bilancio e che mette la propria creatività e quella del proprio team, a servizio costante della crescita dei propri clienti.

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